Mercoledì 17 Gennaio 2018
Era un giorno come tanti, uno di quelli in cui il cielo è in cielo, la terra è in terra e noi nel mezzo. Poi calò la notte, il cielo si oscurò, la terra si bagnò e noi ci munimmo di ombrello per rimanere lì nel mezzo. Poi il cielo venne illuminato dai razzi aerei e la terra si nutrì di corpi invasi dalla morte ma noi continuammo a rimanere lì, privi di ombrello e fermi ai posti di combattimento.
Fu così che conobbi la guerra, il laceramento della forma della nostra esistenza. Ero chiuso nella mia uniforme, la stessa che mi aveva riparato dalla pioggia, la stessa che mi rendeva indifeso nel mio ruolo di soldato. Ecco cos’ero: un soldato. Un uomo addestrato alla guerra per assicurare la pace. Un paradosso che avevamo imparato a scuola, una tacita legge dello Stato accettata dai miei compagni come se fosse la cura preventiva per un tumore. Perché, in fondo, soltanto due cose al mondo deturpano l’uomo: la guerra e i tumori. Io ero stato addestrato per prevenire la prima eppure il mio corpo subiva gli effetti della sua malattia. Ma poniamo che qualcuno vi predica che finirete i vostri giorni logorati dai dolori di un cancro. Chi di voi trascorrerebbe la vita ad addestrarsi per prevenire gli effetti di una morte certa? Non c’è modo di sfuggire ai dolori che nascono dal corpo ma di sicuro potremmo evitare i laceramenti che l’uomo, inspiegabilmente, infligge ogni giorno a sé stesso.
Non è giusto che io stia qui a combattere una guerra che avrei dovuto prevenire, non è giusto che io abbia vissuto la mia vita nel terrore di morire in guerra, non è giusto che io abbia questo cielo e questa terra e debba stare qui, disteso nel mezzo, ad aspettare che la morte ponga presto fine ai miei dolori.
Se ho questo cielo e questa terra, voglio stare disteso sì, ma per guardare le albe e i tramonti, per addestrarmi a godere dei piaceri dell’esistenza, per vivere felice senza aver paura che domani sia un altro giorno, proprio quello della mia morte.
Sì, quello era il giorno, uno come tanti altri, uno di quelli in cui il cielo è in cielo e la terra è in terra ma io non ero più lì nel mezzo perché avevo scelto la pace ed ero andato via con il mio ombrello.
Barbara Maurano